Archivio per novembre 2008

Niklas Luhmann

Me lo ha ricordato Giorgio.
Esattamente 10 anni fa, a Bielefeld, moriva Niklas Luhmann.
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Mi sono avvicinata alle sue opere quanto studiavo all’Università. Il suo pensiero mi sembrava quasi inafferrabile. La sua scrittura ostica. Eppure, mentre leggevo i suoi libri, capivo che mi trovavo di fronte a qualcosa di diverso da tutto il resto. Qualcosa di grande.
Ho impiegato molto tempo per comprendere a fondo il suo pensiero e ancora oggi, dopo più di 10 anni, sento che c’è sempre qualcosa che mi sfugge, qualcosa da approfondire, qualcosa che potrebbe lasciarmi di nuovo stupita.

Con il tempo, ho avuto modo di apprezzare il suo rigore, la sua lucidità, ma soprattutto la sua onestà intellettuale. La sua visione laica. Qualcuno direbbe cinica. Io dico semplicemente realistica.

Quando ho aperto questo blog, l’ho inaugurato con una delle sue frasi, ripresa poi in qualche post successivo.

Oggi, per ricordarlo, ne riporto un’altra. Non perché sia più significativa di tante altre, ma semplicemente perché ha contribuito mettere insieme pezzi fondamentali del mio breve percorso teorico.

Then, we will see a society without top and without centre; a society that evolves but cannot control itself. And then, the calamity is no longer exploitation and suppression but neglect. This society makes very specific distinctions with respect to its environment, e.g. usable and not usable resources with respect to ecological questions or (excluded) bodies and (included) persons with respect to human individuals.
Today, the problem is much worse than before. We may continue with our habits and resort to moral claims that are as justified as ever. But who will hear these complaints and who can react to them, if the society is not in control of itself?

(Globalization or World Society? How to conceive of modern society, International Review of Sociology March 1997, Vol. 7 Issue 1, p. 67).

Una lettura efficacissima del nostro tempo, attraverso il paradigma dell’indifferenza…

Già. Lo ricordo oggi perché Niklas Luhmann ha cambiato la mia visione del modo, e di conseguenza la mia vita. Perché teoria e vita, in fondo, corrono sullo stesso binario.